zone di allenamento

Zone di allenamento e loro utilizzo (Ep. 77)

Nel mondo dell’endurance, e in particolare nel ciclismo, le “zone di allenamento” sono uno degli strumenti più diffusi per programmare e monitorare l’intensità degli sforzi. Ma quanto sono davvero utili? E soprattutto: le stiamo usando nel modo corretto?

Zone fisiologiche vs zone descrittive

La prima grande distinzione da fare è tra i sistemi che si basano su parametri fisiologici (come soglie ventilatorie o lattato) e quelli che utilizzano percentuali fisse di valori come la FTP o la frequenza cardiaca massima.

Entrambi hanno una loro utilità, ma anche dei limiti. I sistemi fisiologici sono più precisi, ma anche più complessi da misurare e applicare. Quelli descrittivi sono più semplici, ma rischiano di perdere aderenza con la fisiologia reale dell’atleta.

Come usarle davvero bene?

Le zone non vanno intese come recinti rigidi, ma piuttosto come aree indicative. La risposta di ogni atleta a un certo stimolo dipende da molteplici fattori e dobbiamo ricordare che le zone sono uno strumento utile per comunicare e organizzare, ma non sono la verità assoluta. E’ fondamentale:

  • Conoscere il sistema che si sta utilizzando (e le sue basi scientifiche)

  • Personalizzare in base alla risposta dell’atleta e ai test fisiologici

  • Essere pronti a uscire dagli schemi quando serve

Le zone non devono ingabbiare l’atleta, ma guidarlo. E chi le applica deve sapere bene come e perché le sta utilizzando.

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