Ventilazione polmonare

Ventilazione polmonare e frequenza respiratoria: strumenti per monitorare l’intensità (Ep. 88)

Watt, frequenza cardiaca, lattato, percezione dello sforzo. Sono questi i parametri che di solito usiamo per valutare l’intensità di un esercizio. Ma ce n’è uno, spesso sottovalutato, che può offrirci informazioni preziose sul carico interno dell’atleta: la ventilazione polmonare.

Nella puntata 88 di Hai voluto la bicicletta? approfondiamo perché il respiro può diventare un indicatore chiave dell’intensità e come può essere utilizzato anche nella pratica quotidiana dell’allenamento.

Cos’è la ventilazione polmonare?

La ventilazione polmonare (VE) rappresenta il volume totale di aria inspirata ed espirata in un minuto. È determinata da due variabili fisiologiche:

VE = FR × VC

Durante l’esercizio, sia la frequenza respiratoria che il volume corrente aumentano per garantire un adeguato scambio di ossigeno e la rimozione di anidride carbonica. Il comportamento della ventilazione, tuttavia, non è lineare: a basse intensità l’incremento è graduale, ma oltre una certa soglia cresce rapidamente. Questo andamento la rende un buon candidato per identificare i punti di transizione metabolica.

Perché il respiro è un indicatore dell’intensità?

La respirazione è regolata da meccanismi neurofisiologici molto sensibili ai cambiamenti metabolici, in particolare all’aumento della CO₂ e alla diminuzione del pH ematico. Quando l’intensità dell’esercizio cresce, la ventilazione risponde rapidamente per mantenere l’omeostasi interna.

Inoltre, la ventilazione polmonare è strettamente correlata alla percezione dello sforzo (RPE), tanto da poterla considerare una sua manifestazione fisiologica. Come spiega il fisiologo Stephen Seiler, la frequenza respiratoria è uno degli indicatori più immediati e affidabili dell’intensità vissuta dall’atleta, anche più di potenza o frequenza cardiaca.

Il punto di vista di Seiler: respirazione come metrica dello stress da allenamento

Nell’episodio 363 del podcast Fast Talk, Seiler propone una riflessione interessante:

“La respirazione è il modo in cui il corpo ci dice quanto sta faticando. È un segnale neurologico e metabolico diretto, più sincero di molti altri.”

Secondo Seiler:

  • La frequenza respiratoria aumenta in modo proporzionale alla percezione dello sforzo

  • È meno influenzata da fattori esterni rispetto a frequenza cardiaca (come disidratazione, sonno, stress)

  • Può essere usata come proxy del lattato per identificare la soglia anaerobica

  • È potenzialmente utilizzabile con dispositivi indossabili per monitoraggio continuo in allenamento

In sintesi, “il respiro non mente”: se impariamo ad ascoltarlo, possiamo usarlo per regolare in modo efficace l’intensità dell’allenamento.

Come usarla nella pratica?

✅ Con strumenti tecnologici

Alcuni cardiofrequenzimetri avanzati e fasce indossabili stimano la frequenza respiratoria. Anche i test ergospirometrici da laboratorio misurano in modo preciso VE e altri parametri ventilatori. L’analisi del comportamento della ventilazione può aiutare a identificare soglie funzionali, affaticamento e adattamenti.

✅ Senza strumenti: il Talk Test

Un’alternativa semplice, validata scientificamente (Kwon et al., 2023), è il Talk Test:

  • Se riesci a parlare → intensità bassa

  • Se parli con fatica → intensità moderata

  • Se non riesci a parlare → intensità elevata

È un metodo efficace per chi non dispone di strumentazione, utile anche in contesti di gruppo o in campo.

🎧 Ascolta l’episodio 88 del podcast Hai voluto la bicicletta? su Spotify, Apple Podcast, Amazon Music o guarda il video su YouTube.

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